lunedì, ottobre 27, 2008

L'auto-organizzazione nell'era del P2P.


Se lasciassimo che ogni computer stabilisca delle connessioni con altri secondo gli obiettivi individuali dei rispettivi proprietari, ovvero la ricerca di contenuti digitali rispondenti ai rispettivi gusti personali o interessi culturali, avremmo avviato la formazione di una rete peer-to-peer.
Questo è pacifico. Meno immediato è che una rete siffatta si costituirebbe secondo un meccanismo di auto-organizzazione: una modalità di sviluppo od interconnessione che possiamo ricondurre ad un semplice assunto di base, ovvero la mancanza di un'entità individuale, interna od esterna, che svolga funzioni organizzative, quale un leader, un direttore d'orchestra, un pace-maker, un architetto.

Su Internet, una rete peer-to-peer è un insieme dinamico di relazioni logiche tra computer, nessuno dei quali svolge funzioni organizzative direttive, e in cui ciascuno partecipa alla rete in condizioni paritetiche rispetto a tutti gli altri.
Il successo delle reti peer-to-peer è ormai consolidato.
Esse sono apparse quasi improvvisamente sul finire degli anni '90, con l'esplosione di Napster e di Freenet: entrambi pionieri della comunicazione peer-to-peer su Internet, questi due modelli di rete differivano in una maniera fondamentale che avrebbe portato ad una successiva classificazione in reti P2P strutturate (Napster) e non-strutturate (Freenet), che essenzialmente differiscono per l'adozione delle Tabelle Hash Distribuite (DHT).
A parte gli aspetti più tecnici sulla differenza tra i due approcci, i successi iniziali furono presto emulati dalle reti P2P che sono apparse sulla scena: Gnutella, Kazaa, BitTorrent, eDonkey, Kademlia. La comunicazione usata da eMule (il client P2P più popolare dal 2004) utilizza entrambi i meccanismi, a testimonianza del fatto che questa tecnica di comunicazione ha intrapreso una fase di ibridazione.
Una ben documentata e dettagliata esposizione delle reti peer-to-peer, con le tecniche e gli algoritmi relativi, è disponibile in questa Survey and Comparison of Peer-to-Peer Overlay Network Schemes.
Praticamente tutte le reti P2P lì descritte sono sistemi costruiti da nodi peer che si auto-organizzano applicando ciascuno localmente le regole dettate dai protocolli di comunicazione che regolano la rimozione e l'aggiunta di nodi, i meccanismi di ricerca dei dati e di instradamento delle informazioni.
Alcune ricerche hanno mostrato che le reti peer-to-peer sono complesse, ovvero rispondono ad una o entrambe le seguenti definizioni:
- sono reti small-world;
- sono caratterizzate da una legge della potenza.
Ad esempio, questo articolo riguarda una rete realizzata con Gnutella, e ne inferisce le caratteristiche power-law, mentre un altro studio ne individua le proprietà small-world.
A questo punto diventa verosimile la conclusione che le reti peer-to-peer sono tutte reti distribuite secondo una legge di potenza, o almeno reti small-world. E diventa anche lecito il sospetto che tutte le reti auto-organizzati siano anche esse caratterizzate da distribuzioni dello stesso tipo, e dalle proprietà di piccolo mondo.
Infatti, altri studi sono arrivati alle stesse conclusioni anche per altre reti overlay: il world wide web, la topologia di Internet (al livello di Autonomous System), le reti delle e-mail, le direttrici di traffico in Sardegna, le chiamate telefoniche: tutte reti che evidenziano un carattere power-law, o ad invarianza di scala.
Cosa hanno in comune tutte queste reti?
- sono artificiali (in contrapposizione con quelle naturali: ingegneria vs. evoluzione).
- sono auto-organizzate, cioè frutto di una dinamica collettiva agente dal basso;
- sono in qualche relazione con le dinamiche legate agli utenti umani.
Se per il web, la topologia Internet, le e-mail e le chiamate telefoniche è ipotizzabile che l'organizzazione della rete sia influenzata o, di più, rifletta quella della rete sociale umana sovrastante, lo stesso non è possibile fare per le reti P2P, in cui è invece un algoritmo distribuito che agisce sulla base di informazioni locali a tessere la complessa tela delle connessioni. Quel meccanismo, per quanto di origine artificiale, non realizza le reti sulla base delle connessioni sociali che tali reti usano.
E' riconosciuto che il processo di formazione della topologia di una rete P2P non è del tutto compreso, per quanto esso sia basato su meccanismi ben individuabili: di certo, non è spiegato perché sistematicamente emergano per queste reti le caratteristiche delle reti complesse.

Per questa ragione l'esempio delle reti peer-to-peer è molto rappresentativo per i temi dell'auto-organizzazione, delle proprietà emergenti dei sistemi e delle loro relazioni con le reti complesse.

domenica, ottobre 12, 2008

Reti Sociali e P2P: il principio da difendere.


Ancora una sconfitta per le major della musica nella loro crociata per la santificazione del copyright: una trentenne americana disoccupata ha vinto la causa che la vedeva incriminata per lo scambio di file protetti da copyright tramite applicazioni peer to peer.
Qualche giorno prima era arrivata anche la decisione del tribunale del riesame di Bergamo di rimuovere il sequestro preventivo del sito The Pirate Bay (come se un server in Svezia possa essere sequestrato in Italia - perdonatemi la semplificazione, sono sicuro che tutti sappiamo di che si parla).
Queste sono le notizie che arrivano dal fronte della guerra santa tra le major discografiche e il resto del mondo, che si combatte sul filo del peer-to-peer, questa idra dalle molte teste che non lascia dormire gli avvocati dei grandi editori musicali.
Eppure noi sappiamo che la comunicazione peer to peer è in fondo un modello molto semplice per lo scambio di dati all'interno di una rete sociale.
Il Social Networking, infatti, non è soltanto la pratica di costruire dei grafi on-line in cui noi stessi diventiamo il link che mette in relazione diretta i profili virtuali dei nostri contatti, come accade con LinkedIn, Facebook, Plaxo Pulse e via cantando. E' la possibilità di tenersi in contatto e comunicare con persone con cui si condividono interessi e passioni.
Con l'avvento del Web prima, e delle nuove tecniche e funzionalità telematiche che vanno sotto il nome generico di Web 2.0 poi, ci si è offerta la possibilità di allargare la nostra cerchia di conoscenze e (perché no?) amicizie anche al di là delle possibilità offerte dalle frequentazioni della realtà quotidiana. Questo non vuol dire che ci teniamo in contatto con entità virtuali, ma persone vere e proprie in carne e ossa, tanto è vero che nelle reti sociali diventano importanti qualità come la reputazione.
E il peer to peer è il modello di comunicazione che meglio si adatta a questo tipo di realtà: se prima potevo soltanto invitare i miei amici a casa per condividere con loro la musica che mi piaceva ascoltando lo stereo, oggi posso farlo trasmettendo i brani che preferisco su quella radio privata wired che è il mio network sociale. Questo è il punto cruciale del discorso, ed il principio da difendere.
Da Shannon e Nyquist in poi, l'informazione analogica di qualunque natura è stata ridotta alla sua componente fondamentale: sequenze di bit. E come tale è diventata suscettibile di archiviazione, di riproduzione e di trasmissione. Il fatto che non sia possibile comunicare un brano impedendone l'archiviazione è una realtà fisica, un principio primo come l'indeterminazione di Heisenberg. Ciò che si può comunicare o riprodurre si può anche archiviare nell'era dell'informazione, e viceversa. Rompere questa relazione è come andare alla ricerca del moto perpetuo, come violare il secondo principio della termodinamica, oppure - per meglio rendere il fanatismo delle grandi case discografiche - come inseguire il Santo Graal.
L'interesse privato delle major non deve soverchiare il diritto privato del singolo cittadino, e delle comunità sociali di cui esso partecipa.
In un recente lavoro sull'Ipotesi dell'Intelligenza Sociale nell'evoluzione dell'uomo, il ricercatore e filosofo australiano Kim Sterelny ha osservato:
L'idea di base è che il grado di sofisticazione dell'intelligenza dei primati è il risultato della risposta adattativa alla complessità dell'ambiente sociale in cui i primati agiscono.
[...] La retroazione tra capacità individuale e complessità sociale fa dell'intelligenza sociale l'ipotesi della costruzione di una nicchia: l'evoluzione della cognizione umana dipende da contingenze ambientali che sono state generate dagli uomini stessi.
[...] E' la combinazione delle crescenti necessità di informazioni dell'attività di estrazione di risorse e la crescente complessità degli ambienti sociali che guida l'evoluzione degli ultimi ominidi.

Nella nostra società complessa e (iper?)-connessa la comunicazione è fondamentale per la vita sociale di ciascuno di noi: la sua moderna amplificazione è una conseguenza dei tempi, non un'aberrazione criminale e pirata, anche laddove questa comunicazione passa per la riproduzione di un brano o di un video che giudichiamo ci rappresentino. Video, brani, testi devono essere visti come metafore virtuali e multimediali del nostro io che vogliamo e dobbiamo comunicare agli altri per rappresentare noi stessi, e che possono essere ri-elaborati, re-mixati, mescolati, campionati da noi per consentire la nostra libera espressione: quindi si anche ai mesh-up.
Altrimenti ci dovremmo rassegnare ad essere soltanto i ricettori passivi di un'informazione generata come sotto-prodotto del profitto, e diffusa nelle nostre teste in ogni momento dalla pubblicità contenuta nei tanti mass-media.