lunedì, dicembre 03, 2007

Complessità.


Da oggi inizia una serie di approfondimenti sulla scienza della complessità. Sarebbe meglio dire "le" scienze.
Perché la complessità è un concetto che ancora sfugge ad una definizione precisa, ma che sicuramente si può inscrivere nel più grande cerchio delle conoscenze scientifiche dell'uomo, in cui ha una collocazione trasversale dal momento che ha interessato svariati campi del sapere: dalla matematica alla biologia, dalla sociologia alla fisica, dalla cosmologia alla intelligenza artificiale, dall'informatica all'etologia.
La mia impressione è che questa nuova visione delle cose, nata come una serie di percorsi individuali con nessuna attinenza tra loro, poi sviluppatasi all'interno di diverse discipline ma ancora in modo scollegato, diventerà presto la via maestra per la comprensione della natura, nel senso più ampio oggi possibile per l'umanità rimanendo nell'ambito della conoscenza cosiddetta scientifica.
L'attributo della complessità si può riconoscere in un qualunque sistema in cui si possa riscontrare che l'insieme è organizzativamente superiore alla somma delle sue parti.
Esasperando questo concetto si deve ammettere che qualunque sistema, in quanto tale, è complesso. Un oscillatore del secondo ordine è anch'esso complesso, perché la sua dinamica è inaccessibile ad una sua componente svincolata dall'insieme. Quindi si può dire che ogni sistema è caratterizzato da un grado di complessità.
Per quanto la scienza del XX secolo abbia rappresentato un incredibile passo in avanti per l'uomo nella comprensione della natura, essa è rimasta legata ad una rappresentazione quasi sempre lineare dei sistemi - quali che essi fossero -: sistemi in equilibrio, perché l'assunto fondamentale è stato quello di pensare l'universo come un enorme sistema in condizioni dinamiche stazionarie; e sistemi chiusi, in cui le influenze di altri sistemi - anch'essi rigidamente chiusi - erano trascurate perché considerate di scarsa rilevanza.
Questi limiti fondamentali (sistemi chiusi, in condizioni di equilibrio o molto prossimi all'equilibrio, lineari o - frequentemente - "linearizzati" per trascurare fenomeni di ordine superiore ritenuti poco significativi) hanno posto una serissima tara al metodo scientifico, privandoci spesso della possibilità di cogliere e investigare tutta la varietà e la ricchezza che si nasconde dietro la non-linearità e il non-equilibrio.
More to come.

2 commenti:

Abaus ha detto...

Ciò che dici è indubbiamente vero ma penso che più che una deliberata scelta si tratti di un percorso di apprendimento.

Senza la completa padronanza dei sistemi lineari è impensabile comprendere il comportamento dei sistemi reali nella sua complessità nonlineare.

In ogni caso sono d'accordo con te che non è utile limitarci alla comprensione dei primi, pena l'incapacità di prevedere molti fenomeni intrinsecamente nonlineari (fenomeno del salto, cicli limite, fenomeni caotici ecc).

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu