venerdì, marzo 31, 2006

Digital Rights Management: un anacronismo.


La storia è senza dubbio piena di casi in cui opere dell'ingegno hanno ispirato altre opere dell'ingegno di differenti autori, in un circolo virtuoso che ha probabilmente caratterizzato lo sviluppo dell'esperienza artistica, creativa ed anche scientifica dell'uomo. Ma è solo negli ultimi due secoli, dalla rivoluzione industriale in poi, che i concetti di brevetto e diritto d'autore, così come noi oggi li conosciamo, hanno fatto la comparsa sulla scena a tutela della proprietà intellettuale e delle difesa di interessi economici e commerciali. Fino ad allora, la circolazione delle idee ha goduto di una naturale libertà, limitata soltanto dai casi in cui la censura o la sicurezza degli Stati hanno avuto il sopravvento. Le idee rischiano oggi di diventare proprietà privata.
Nel caso dei contenuti digitali, qualcuno lo ha recentemente ribadito, come anche fatto efficacemente una decina di anni fa da Nicholas Negroponte nel suo celeberrimo "Being Digital": sono i modelli di business che devono adeguarsi alla nuova realtà del mercato.
Vedi DRM a go-go.

sabato, marzo 18, 2006

Destra o sinistra


Io non nascondo che provo sempre un grande disagio personale quando qualcuno cerca di sintetizzare le mie opinioni politiche attribuendomi un'etichetta: di destra, o di sinistra; democristiano, o socialista; etc. Io non riesco a riconoscermi in una corrente politica storicamente definita. Ci sono invece tanti che lo fanno senza alcun tentennamento, e si fanno un vanto di avere sempre votato da una stessa parte. Più di una volta ho tentato l'esperimento di comprendere le ragioni vere, profonde, di questi campioni della certezza elettorale.
Sono arrivato alla conclusione che le uniche ragioni, a distanza di tanti decenni, sono quelle delle ideologie comunista e fascista, o quelle dell'anticomunismo o dell'antifascismo. Ideologie, insomma, storicamente rilevantissime, ma che hanno fatto il loro tempo. E i fatti che, in ultima analisi, sono portati da costoro a sostegno e argomentazione delle loro convinzioni, sono ancora quelli che risalgono all'epoca dei nostri nonni.
Nell'Italia del 2006 le uniche persone (e sono tante) che sanno già da dieci anni per quale schieramento o partito voteranno nel 2011, lo fanno sulla base di ideologie anacronistiche, e spinti da sentimenti di revanscismo o di antagonismo per fatti avvenuti quasi un secolo fa, di cui conoscono pochissimo.
Ci sono, quindi, milioni di italiani che hanno deciso per chi votare, oppure per chi non votare, a priori. Credo che questa sia una pesantissima tara, eredità di fatti che si devono conoscere e studiare collocandoli nel loro preciso contesto storico; ma fatti che non riguardano la maggior parte di noi, che non eravamo neanche nati all'epoca in cui si svolsero. Fatti, quindi, che non devono indurci alla partigianeria acritica.
Gravissimo è che i partiti politici non trovino di meglio che richiamarsi, più o meno implicitamente, a valori ed eventi che non ci appartengono più. Sbagliano essi mantenere vivi questi legami a principi disutili per la società. E sbagliano i cittadini a colmare le proprie lacune storiche e culturali rifugiandosi nella partigianeria politica, di qualunque colore essa sia.