venerdì, aprile 07, 2006

Il plagio


Il rapido epilogo della vicenda che ha visto l'autore del best seller "Il Codice Da Vinci" assolto dall'accusa di avere plagiato l'opera "Il Santo Graal" di Baigent, Lincoln e Leigh mi ha offerto lo spunto per alcune riflessioni su uno dei temi più importanti dell'attualità: il diritto d'autore e la tutela dei brevetti.
Per semplicità tiriamo in ballo soltanto il diritto d'autore.
La corte inglese ha concluso che, seppure Dan Brown ha utilizzato l'opera, scritta circa venti anni prima del suo libero, come fonte, egli non ha "copiato" l'idea del romanzo dalle ipotesi esposte nel saggio dei tre autori inglesi.
Sembrerebbe scontato, eppure il fatto di avere creato una trama romanzesca ispirandosi alle ipotesi giornalistiche esposte in un saggio-inchiesta (che è tra l'altro una lettura davvero intrigante) rischiava di essere considerato un caso di plagio: altrimenti i due autori sopravvissuti del "Santo Graal" non avrebbero intentato la causa.
E' proprio questo l'oggetto della mia riflessione: può un'elaborazione di teorie, più o meno sensate, ma senza dubbio opera dell'ingegno degli autori, in qualunque forma esposte (libro, reportage, documentario) essere meritoria di una tutela talmente forte da considerare un'eventuale opera che da una tale teoria prende le mosse, o ad essa si ispira, o che comunque ad essa si può ricondurre, come un plagio?
Mi sembra che si stia superando il segno.
Viviamo in un'epoca in cui il clima terroristico che circonda il tema della proprietà intellettuale, generato da poche - e ben visibili - parti che vedono in pericolo i propri interessi di editori e distributori di contenuti a causa dell'"aggressione" digitale, sta generando "mostri" come quello che sono stati chiamati a considerare i giudici inglesi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...
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Stefano ha detto...
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