lunedì, agosto 11, 2008

Censura verso il P2P - Italia contro The Pirate Bay.


Rilancio da Punto Informatico la notizia che diversi ISP Italiani hanno ricevuto (ed eseguito) la richiesta di oscurare il sito The Pirate Bay, uno dei più famosi tracker / index usato da BitTorrent, il celebre protocollo per la comunicazione peer-to-peer.

A quanto pare l'intervento consiste in un filtro implementato sui server DNS utilizzati dagli ISP italiani: il blocco, però, si rimedia facilmente cambiando le impostazioni del DNS utilizzato dal proprio PC con quelle di server DNS pubblici non italiani (vedi OpenDNS).
Data la debole misura messa in essere dalle autorità Italiane - il rimedio per aggirare il blocco può essere configurato anche da utenti molto poco esperti - l'iniziativa ha più del politico che non dell'effettivo contrasto a quella che viene chiamata (ingiustificatamente nella maggioranza dei casi) pirateria.
Non uso BitTorrent ma sono favorevole al P2P. Quando un business model mostra crepe grandi come canyon, non bisogna fare altro che lasciarlo morire: questo accanimento terapeutico non può avere successo.
P.S.: se non vedete l'immagine qui sopra è perchè il vostro server DNS non risolve il nome in indirizzo IP; in tutto il resto del mondo i server DNS non hanno questo filtro.

giovedì, agosto 07, 2008

Ridondanza e multi-tasking.

Una lezione che dobbiamo imparare dalla natura che ci circonda è che un processo evolutivo efficiente per sostenersi - cioè per perdurare nel suo ciclo di generazione e adattamento in un ambiente esterno ad esso - deve avere almeno due caratteristiche: multi-funzionalità e ridondanza.
Per processo evolutivo qui intendo un qualunque sistema od organizzazione che agisca o reagisca in un ambiente esterno con cui interagisce ed entro cui compete con altri sistemi per la sopravvivenza ed il raggiungimento dei suoi obiettivi, quali che essi siano (es. moltiplicazione, profitto, accrescimento, potere, etc.). Tralasciando la formalizzazione di questi concetti che sarebbe necessaria per contestualizzare questo discorso, dico solo che un tale sistema si troverebbe in uno stato diverso ad ogni passaggio evolutivo proprio in virtù del processo evolutivo che lo caratterizza. In ciascuno stato le singole parti del sistema sono ben definite, operative ed ottimizzate rispetto all'obiettivo - l'ottimizzazione è il risultato dell'efficienza del processo evolutivo, evidentemente.
Senza multi-funzionalità un elemento del sistema prodotto dal processo ha una funzione specifica che, in quanto tale, non può essere abbandonata (altrimenti perché l'evoluzione la avrebbe selezionata per il successo?) delegata ad altri elementi (nel qual caso verrebbe meno la specificità, dato che vi sarebbe almeno un altro elemento del sistema in grado di espletare la stessa funzione). Quell'elemento rappresenta un vicolo cieco del processo evolutivo: esso non potrà ulteriormente evolvere - anche se questo non vuol dire che esso non sia destinato ad essere conservato con successo nel sistema.
Senza ridondanza ogni elemento è indispensabile alla sopravvivenza del sistema stesso: se anche esso fosse multi-funzionale, il semplice abbandonare una delle sue funzioni comprometterebbe il sistema nel suo complesso. Pertanto la sua necessità per il sistema reprime qualunque cambiamento evolutivo che lo riguardi.

Se tutti gli elementi del sistema fossero specifici (monofunzionali) e indispensabili (es. single points of failure), quel sistema non avrebbe ulteriori possibilità di evoluzione e, se si trovasse in un ambiente competitivo, non potrebbe più adattarsi e probabilmente soccomberebbe.

Questo è un risultato ormai consolidato della biologia evolutiva dello sviluppo, dal quale mutiamo questo concetto.


L'intuizione fondamentale che Darwin ebbe fu che lo stesso organo svolge
spesso funzioni completamente distinte allo stesso tempo, e che due organi
distinti possono contribuire contemporaneamente alla stessa funzione. Questa
multifunzionalità e ridondanza crea l'opportunità per l'evoluzione della
specializzazione attraverso la divisione dei compiti.
[...] Capita molto di rado che la natura inventi qualcosa dal nulla, più facilmente rimodella strutture esistenti con geni del kit degli attrezzi che sono già disponibili.
[...] Ciascuna parte di una struttura multifunzionale che sia almeno ridondante per quanto riguarda la funzione costituisce il prerequisito per la specializzazione verso la divisione dei compiti tra due strutture.

Sean B. Carroll - Infinite forme bellissime.



Ciò che ormai è evidente ai biologi per quanto riguarda l'evoluzione in natura appare sensato anche per altri sistemi soggetti a meccanismi evolutivi, come ad esempio il sistema economico in cui viviamo: per sopravvivere un'organizzazione deve essere preparata al cambiamento adattativo - che qui consideriamo alla stregua di un processo evolutivo - da cui scaturisce l'innovazione di cui ha bisogno per competere. Potendo contare su risorse finite, è ovvio che il cambiamento aziendale interviene sugli elementi esistenti trasformandoli.

Ad esempio, un'azienda che produca mobili da giardino potrebbe dover uscire da una situazione contingente di contrazione della domanda: se le sue linee di approvvigionamento e produzione sono multifunzionale potrà intraprendere anche la vendita di materiali per il bricolage specializzando un segmento di tali linee, le quali devono essere organizzate in modo ridondante altrimenti il tentativo di specializzazione non potrebbe essere attuato se non a scapito della produzione di arredamenti da giardino, vitale per l'organizzazione.

Multifunzionalità e ridondanza hanno un ruolo nell'evoluzione (o cambiamento adattativo, o auto-organizzazione) dei sistemi complessi.

sabato, agosto 02, 2008

Evo-Devo: complessità in evoluzione.


Per chi come me è interessato ai nuovi temi della complessità l'evoluzione della vita è senza ombra di dubbio la principale fonte di ispirazione.
Nella sua introduzione all'edizione italiana del libro Infinite forme bellissime di Sean B. Carroll, Telmo Pievani non manca di cogliere questo aspetto: l'evoluzione naturale narra l'incredibile storia della nascita di un'immensa diversità di forme a partire da un ristretto insieme di geni. E cosa altro è la complessità se non il corpus di teorie che studiano come con poche istruzioni si possano definire oggetti articolati, come dal semplice nasca il complesso, come una quantità di informazione grande si sviluppi a partire da poche regole. Lungi dal ridurre l'evoluzione naturale ad un semplice ambito di applicazione di queste teorie, dico anzi il contrario: che essa ne è l'insuperabile capolavoro.
Nel suo bellissimo libro sulla biologia evolutiva dello sviluppo (also known as Evo-Devo) Carroll ci spiega come da un ridotto set di geni e di interruttori genetici abbia avuto origine tutta la straordinaria complessità della vita, mettendo in risalto il ruolo della rete organizzativa che è alla base dello sviluppo per la diversità delle specie, e concludendo che:
L'architettura animale è un prodotto dell'architettura delle reti regolatorie genetiche.
Un richiamo al tema dello stato critico e, in qualche misura con quello del caos deterministico, si propone come un deja vu quando ci si sofferma ad analizzare le conseguenze di variazioni anche piccole alle condizioni iniziali nei processi di sviluppo delle forme animali:
Ci sono milioni di dettagli e i dettagli contano. Una piccola variazione in un processo ai primi stadi avrebbe una cascata di effetti in seguito. Quale processo è in grado sia di costruire un enorme dinosauro sia di dipingere i delicati dettagli di una macchia sulle ali di una farfalla?
Ma questi richiami, si sa, non sono scienza: tuttalpiù stimolano le menti meno pigre a interrogarsi su curiosi paralleli.
Scientifica è invece la relazione tra complessità biologica ed Evo-Devo, che riporto nelle parole dello stesso autore:
La complessità sorge dall'azione parallela e sequenziale dei geni del kit degli attrezzi, alcune dozzine dei quali agiscono nello stesso momento nello stesso posto, molti altri agiscono in diversi posti nello stesso momento e centinaia di essi agiscono in sequenza man mano che lo sviluppo progredisce. Ciò che dà luogo alla complessità è la catena di operazioni parallele e sequenziali.
Nessuna definizione rigorosa che ci illumini sulla natura di questa benedetta complessità, ma una relazione pienamente pertinente che viene a dirci che la natura, con i suoi processi evolutivi in atto da miliardi di anni, ha generato un'incredibile e complessissima biodiversità con una manciata di geni.